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9/21/14

Making visible the invisible

I told you about about the Reggio Emilia Approach here, now it's time to try to put it into practice, investigating the reality and "making visible the invisible".

Vi avevo parlato del Reggio Emilia approach qui, è giunto il momento di provare a metterlo in pratica, per indagare la realtà e "rendere visibile l'invisibile".
A: Is paper ball rubbish? 
B: It depends from the point of view! It can be a geometric shape, a story, an emotion or a cat rolled up on himelf! 
C: Why the paper is crumpled? Does nobody love her?
... We have always to remember that "a kid has made of one hundred".

A: Un pallina di carta è spazzatura?
B: Dipende da come la guardi! Può essere una forma geometrica, una storia, un'emozione, la pola di un gigante o un gatto arrotolato su se stesso!
C: Perchè la carta si è accartocciata? Nessuno le voleva bene?
... Dobbiamo sempre ricordarci che "un bambino è fatto di cento".

Invece il cento c’è
Il bambino
è fatto di cento.

Il bambino ha
cento lingue
cento mani
cento pensieri
cento modi di pensare
di giocare e di parlare

cento sempre cento
modi di ascoltare
di stupire di amare
cento allegrie
per cantare e capire

cento mondi
da scoprire
cento mondi
da inventare
cento mondi
da sognare.

Il bambino ha
cento lingue
(e poi cento cento cento)
ma gliene rubano novantanove.

Gli dicono:
di pensare senza mani
di fare senza testa
di ascoltare e di non parlare
di capire senza allegrie
di amare e di stupirsi
solo a Pasqua e a Natale.

Gli dicono:
di scoprire il mondo che già c’è
e di cento
gliene rubano novantanove.

Gli dicono:
che il gioco e il lavoro
la realtà e la fantasia
la scienza e l’immaginazione
il cielo e la terra
la ragione e il sogno
sono cose
che non stanno insieme.

Gli dicono insomma
che il cento non c’è.
Il bambino dice:
invece il cento c’è.

Loris Malaguzzi

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